giovedì 2 ottobre 2014

Guerra di trincea





Guerra di trincea


Nel maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria e si venne così a creare il lungo fronte italo-austriaco che giungeva sino all’Adriatico. Gran parte di questo fronte era dislocato proprio nell'estremo nord-est del Friuli, tra Italia, Austria e Slovenia, arrivando fino al Carso. In questo fronte si combatté una guerra definita di di trincea. Quelle trincee furono scavate dagli stessi soldati, assecondando la tipologia del terreno. Entrambi gli schieramenti, davanti alle rispettive trincee, avevano posizionato chilometri di reticolati di filo spinato. La zona compresa tra le trincee avversarie era chiamata terra di nessuno e dopo un assalto diventava un vero e proprio ammasso di cadaveri, feriti e crateri.

Ma il superamento delle barriere di filo spinato era  indispensabile per penetrare nella trincea nemica e così si erano costituite le cosiddette “Compagnie della Morte”, composte da volontari, che, attrezzati con pinze taglia-fili, riuscivano ad aprirsi dei varchi nella fitte matasse di filo spinato. A protezione di questi “guastatori” erano state costruite speciali corazze antiproiettile. In Italia furono utilizzate le "corazze Farina", le quali però avevano l’inconveniente di pesare molto e di rendere impacciati i movimenti.

Utili per  colpire bersagli in movimento e aprire ampi corridoi nei reticolati nemici furono anche le "lancia-torpedini" e si deve al capitano del Genio, Alberto Bettica, torinese, il brevetto di un tipo di lanciatorpedine e del suo relativo proiettile, detto "tubo Bettica”. Le peculiarità principali dell’arma di Bettica consistevano nell’agevole trasportabilità, dovuta al peso modesto, e nella facilità del suo assemblamento.

Caratteristico dell’attacco delle trincee nemiche era l’impiego della bomba a mano, la cosiddetta granata tipo SIPE, dalla denominazione del fabbricante: la Società Italiana Prodotti Esplodenti di Milano. Ma anche la granata a mano lenticolare, un piccolo disco esplosivo da lanciare «come un sasso».

Durante la prima guerra mondiale l’uso delle bombe a mano andò aumentando sempre più fino a diventare uno degli strumenti più utilizzati in quella che era divenuta una guerra stanziale fatta di trincee e fortificazioni varie. In questo contesto le nazioni belligeranti svilupparono vari artifizi per aumentare la distanza a cui le “b.a m.” potevano essere lanciate e di conseguenza incrementare le proprie capacità offensive. Uno di tali artifizi  è rappresentato dalla  bomba per fucile Benaglia”. Il suo utilizzo era molto semplice, dentro la canna dell’arma veniva inserito il codolo dell'ordigno, mentre il puntamento veniva effettuato poggiando il calcio del fucile a terra.

 Trincea italiana al fronte italo-austriaco




 Da una nota lapide del Sacrario di Redipuglia




 Corazza Farina (Tribuna Illustrata, 2-9 gennaio 1916)





 Lancia-torpedine Bettica pronta per lo sparo (dal Museo della Guerra di Rovereto)




 Il lancio della torpedine o tubo Bettica per distruggere i reticolati del nemico che attaccava i guastatori italiani anche dalle cime delle montagne






 Granata a mano lenticolare




 Bomba per fucile “Benaglia”

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